Spreco Alimentare

In Italia, secondo i dati del Politecnico di Milano, ogni anno vengono prodotte circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari; di queste, solo l’8,6% è recuperato attraverso donazioni alle persone bisognose, mentre il resto diventa spreco.

Di queste i consumatori sono responsabili del 43%, la distribuzione del 13%, la ristorazione del 4%, la trasformazione del 3% e il settore primario del 37%.

Molte le cose da fare ad esempio:

• promuovere forme di sostegno a persone indigenti, attraverso il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari (prodotti non più commercializzabili ma ancora commestibili) ad enti assistenziali e caritativi;

• promuovere la riduzione in proporzione dei quantitativi di rifiuti prodotti e, di conseguenza, i relativi costi economici, sociali ed ambientali di smaltimento degli stessi;

• proporre meccanismi premiali (tra cui la riduzione della tariffa comunale sui rifiuti) a favore degli operatori economici che donano le proprie eccedenze, anziché destinarle a rifiuto;

• diffondere la cultura dell’importanza di ridurre lo spreco alimentare;

• comunicare e divulgare i risultati e le best practices che ne deriveranno.

La normativa italiana prevede una semplificazione burocratica per la donazione, fermo quanto già previsto nella legge di stabilità 2016 che ha innalzato da 5.000 a 15.000 Euro il limite di costo per l’esonero della comunicazione preventiva delle cessioni gratuite.

La legge del 2016 in sintesi:

Definizione di “spreco alimentare” e “eccedenza alimentare”:

“spreco alimentare” è l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare ancora consumabili, pertanto destinabili al consumo e che sarebbero destinati a essere smaltiti come rifiuti;

“eccedenze alimentari” sono i prodotti alimentari che, fermo restando il mantenimento dei requisiti di igiene e sicurezza, rimangono invenduti per varie cause (motivi commerciali/estetici, prodotti aventi scadenza ravvicinata, etc).

Cosa si prevede:

Al fine di ridurre lo spreco alimentare, la legge distingue il termine minimo di conservazione – inteso come la data fino alla quale un prodotto conserva le sue proprietà specifiche – dalla data di scadenza – oltre la quale gli alimenti sono considerati a rischio.

Fatta questa distinzione la cessione gratuita di eccedenze alimentari viene consentita anche oltre il temine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio ed idonee condizioni di conservazione.

Deve essere infatti assicurato – sia da coloro che donano il prodotto, sia dalle organizzazioni che lo distribuiscono, per quanto di rispettiva competenza – un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo.

È consentita la raccolta dei prodotti agricoli che rimangono in campo e la loro cessione a titolo gratuito; e per ridurre gli sprechi alimentari nel settore della ristorazione, è permesso ai clienti l’asporto dei propri avanzi con la ‘family bag’.

Le cessioni gratuite di eccedenze alimentari da parte degli operatori del settore alimentare devono essere destinate in via prioritaria al consumo degli indigenti, mentre le eccedenze non più idonee al consumo possono essere cedute per il sostegno vitale di animali e per altre destinazioni, come il compostaggio.

La cessione riguarda anche la panificazione, i cui prodotti finiti possono essere donati a soggetti che poi li distribuiscono agli indigenti entro le ventiquattro ore successive alla produzione.

La legge prevede anche che il Ministero della Salute potrà emanare linee guida per gli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e, comunque, ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti.

Sono infine previsti benefici fiscali per chi cede a titolo gratuito prodotti alimentari ad indigenti. Infatti per incentivare chi dona agli indigenti i Comuni  possono  applicare una riduzione della TARI proporzionata alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti ritirati dalla vendita ed oggetto della donazione

Altri ordinamenti hanno invece previsto obblighi e sanzioni contro i soggetti che non cedono gratuitamente le eccedenze alimentari agli indigenti; ad esempio la Francia prevede – oltre a specifici obblighi di cedere gratuitamente le eccedenze alimentari – gravi sanzioni, quali la reclusione fino ad anni due e multe fino a 75.000 € a seconda della superficie di vendita.

Per una lettura del testo di legge: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2

Migliorare si può, dobbiamo partire da ognuno di noi e dai nostri comportamenti e la distribuzione può fare molto per sensibilizzare e ridurre lo spreco alimentare e sono certo che i consumatori sapranno avere una maggiore attenzione verso le organizzazioni che mostreranno maggiore impegno sociale … e non auspico dover arrivare a comportamenti legislativi “forti” come in Francia.

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