Decisivo il no del governo francese nonostante le rassicurazioni del gruppo canadese.

L’opposizione del governo francese al cambio di proprietà dei supermercati Carrefour sortisce il suo effetto: Couche-Tard, il gruppo canadese che ha presentato un’offerta da 16,2 miliardi di euro per rilevare il Carrefour, avrebbe deciso di interrompere le trattative.
A rivelarlo sono il Financial Times e Bloomberg.

Ieri il presidente di Couche-Tard, Alain Bouchard, ha incontrato il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire per cercare di convincerlo a dare il suo benestare all’operazione.
Bouchard, scrive il quotidiano economico britannico, avrebbe manifestato, in particolare, la volontà del gruppo di effettuare un investimento di 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni e di non toccare ai livelli occupazionali per due anni.
Inoltre, secondo Bloomberg, Bouchard propone anche le quotazioni del titolo sia in Canada che in Francia.
La posizione assunta dal governo francese di Emmanuel Macron, scrive il Financial Times, “è in contrasto con l’immagine favorevole alle imprese che da tempo cercava di proiettare“.
Ma con le elezioni presidenziali in arrivo il prossimo anno, è troppo rischiosa un’operazione che prevedrebbe l’acquisto da parte di un gruppo straniero del più grande datore di lavoro del settore privato in Francia.
Secondo una fonte vicino al dossier citata dal Financial Times il governo francese “indebolito dalle critiche sulla gestione della pandemia e della crisi economica sta reagendo in modo difensivo.
È un calcolo puramente politico.
Sempre secondo Financial Times i tre maggiori azionisti di Carrefour (Bernard Arnault, la famiglia Moulin e il gruppo Galeries Lafayette), che insieme controllano circa il 23% del capitale, erano disponibili a vendere le loro quote per facilitare l’accordo.
Secondo fonti francesi lo scenario è quello rappresentato nella foto che segue (favorevoli e contrari)

Chi è Alain Bouchard ?

Alain Bouchard è figlio di un piccolo imprenditore del Québec, guarda caso, la regione del Canada in cui si parla un francese talvolta bizzarro, prodotto di una grammatica e di una pronuncia che risalgono ai secoli in cui il Grande Nord era battuto da cacciatori di pellicce e pescatori di salmoni arrivati dalla Bretagna.
Alain Bouchard di Laval, 71 anni, quattro figli e – scrivono i giornali d’Oltreoceano – una timidezza che nasce da un limite: ancora oggi Bouchard non si sente a proprio agio con l’inglese ed evita le interviste nella lingua di Shakespeare.
Questo gap non gli ha impedito di diventare, già un paio d’anni fa, “mister 5 miliardi” di dollari, grazie al controllo di un impero della grande distribuzione che si estende dagli Stati Uniti a Hong Kong, passando dall’Irlanda, dalla Scandinavia e dalla Polonia: 130mila dipendenti in 27 Paesi.
Niente male per l’ex garzone di bottega costretto presto a rimboccarsi le maniche, dopo il fallimento dell’impresa di papà.
Aveva solo nove anni, ma anche un paio di idee cresciute con lui alla periferia di Montréal.
La prima: non sono fatto per campare sotto un padrone.
Una lezione imparata osservando le umiliazioni del padre, camionista per necessità.
La seconda, un’intuizione che si rivela preziosa: sviluppare il business dei dépanneur, ovvero le stazioni di servizio che sorgono nell’immensa natura canadese, dove, quando ti fermi per fare il pieno, è saggio fare provviste o mangiare un boccone, perché non sai qual che ti aspetta.

Il re dei minimarket
A 24 anni Alain Bouchard approda come garzone di bottega in una stazione di servizio.
Cerca di coinvolgere il titolare del suo chiosco nell’acquisizione di 50 negozi, ma il padrone di Provisoir si tira indietro.
E allora fa da solo: prima un chiosco, poi un un altro, acquistato con i proventi del secondo lavoro, l’agente immobiliare.
A quel punto lo aiuta la fortuna di vivere in una terra di opportunità, a un passo dal sogno americano.
Trova i soldi per inaugurare una piccola catena da 11 esercizi, cresciuti al fianco dei distributori di benzina aperti 24 ore su 24 che vendono i prodotti essenziali: dal pane alle sigarette, fino al quotidiano della sera che ti sei dimenticato di comprare perché sei “Couche-Tard”, come Alain Bouchard battezza la mini-catena (un termine francese simile al nostro “nottambulo” … un “tira tardi”).

Certo, vista con gli occhi di oggi, sembra una banalità.
Ma anche in Italia, all’epoca, non era così facile procurarsi un pacchetto di sigarette, o tanto meno un quotidiano.
A quel tempo non c’erano internet e lo streaming.
L’ascesa di Alain Bouchard
È questa l’idea di business da cui, mattoncino dopo mattoncino, è cresciuta, con un’ossessiva attenzione al cliente e forti incentivi ai dipendenti, l’impresa di monsieur Bouchard.
Uno per cui – terza regola – chi lavora in settori come la grande distribuzione deve comportarsi come un ciclista: quando smetti di pedalare, rischi di cadere.
Di qui una lunga serie di acquisizioni.
Perché, come si legge nella sua autobiografia, “in un’impresa non esiste il surplace: o si va avanti, o si torna indietro. È sempre necessario cambiare, trasformarsi, innovare”.
Si spiega così la sua marcia, spesso trionfale: nel 1999 compra Silcorp, una catena di 98 punti vendita in Ontario.
Nel 2003 sbarca a New York con l’acquisto di Circle K, raddoppiando così il fatturato.

Nel 2012 attraversa l’oceano per comprare la catena di distributori di Statoil, la compagnia petrolifera di Stato norvegese (oggi Equinor).
Intanto guarda all’Asia, partendo da Circle Hong Kong, e si concede una catena di fast food in patria.
Entra anche in un mercato assai promettente: quello della cannabis, legale da quelle parti, attraverso l’etichetta Fire & Flowers.

Bouchard Carrefour
A fine dicembre Alain Bouchard si è messo in testa di risvegliare Carrefour.
Una preda all’apparenza troppo grossa, ma guai a sottovalutare l’ex garzone che ha costruito un gruppo con 9.200 punti vendita, di cui 8mila stazioni di servizio.
Più piccolo, certo, rispetto al gigante francese, per giro d’affari (48,6 miliardi di euro contro 80,7) e per dimensioni (130 mila dipendenti contro 320mila), ma capace di guadagnare assai di più: 2 miliardi contro 1,3.
Tanto da vantare una capitalizzazione di 30 miliardi di euro, contro soli 12,7 di Carrefour.
La proposta ed i tentativi però hanno trovato l’opposizione del governo francese e pare quindi che il nostro ardito bottegaio rinunci all’affare.


Couche-Tard è il leader nel settore dei minimarket canadesi. Negli Stati Uniti, è il più grande operatore indipendente di minimarket in termini di numero di negozi gestiti dall'azienda. In Europa, Couche-Tard è leader nella vendita al dettaglio di carburanti per minimarket e trasporti stradali nei paesi scandinavi (Norvegia, Svezia e Danimarca), nei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), nonché in Irlanda, e ha un presenza importante in Polonia. All'11 ottobre 2020, la rete di Couche-Tard comprendeva 9.261 negozi di alimentari in tutto il Nord America, inclusi 8.085 negozi con erogazione di carburante per il trasporto su strada. La sua rete nordamericana è composta da 18 unità operative, di cui 14 negli Stati Uniti che coprono 47 stati e 4 in Canada che coprono tutte le 10 province. Circa 109.000 persone sono impiegate in tutta la sua rete e negli uffici di servizio in Nord America. In Europa, Couche-Tard gestisce un'ampia rete di vendita al dettaglio in Scandinavia, Irlanda, Polonia, Paesi Baltici e Russia attraverso 10 unità aziendali. A partire dall'11 ottobre 2020, la rete di Couche-Tard comprendeva 2.722 negozi, la maggior parte dei quali offre carburante per il trasporto su strada e prodotti pronti, mentre gli altri sono stazioni di rifornimento automatizzate senza personale che offrono solo carburante per il trasporto su strada. Couche-Tard offre anche altri prodotti, tra cui carburante per aviazione ed energia per motori stazionari. Includendo i dipendenti dei negozi in franchising di marca, circa 22.000 persone lavorano nella sua rete di vendita al dettaglio, nei terminali e negli uffici di servizio in tutta Europa. Inoltre, in base ad accordi di licenza, più di 2.220 negozi sono gestiti con il banner Circle K in altri 15 paesi e territori (Cambogia, Egitto, Guam, Guatemala, Honduras, Hong Kong, Indonesia, Giamaica, Macao, Messico, Mongolia, Nuova Zelanda , Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Vietnam), che porta la rete totale mondiale a oltre 14.200 negozi. (fonte Couche-Tard annuncio accordo per acquisto azioni Carrefour)

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